L’adolescente adottivo e la sua famiglia
I ragazzi adottivi hanno tutti una “storia” che li caratterizza e che può averli segnati lasciando in loro aree di fragilità , insicurezza e difficoltà , sia che siano stati adottati a pochi giorni dalla nascita, che abbiano avuto periodi di affido, istituzionalizzazione o abbiano vissuto un periodo più o meno lungo nella propria famiglia biologica e provengano da culture, etnie e lingue diverse.
La tappa della adolescenza è di per se’ un passaggio critico e di crisi identitaria per ciascun individuo. Per gli adottivi tale compito evolutivo va a complessificare tale percorso di crescita per via della storia preadottiva con cui può trovare difficile “fare pace”. Le ansie e le inquietudini tipiche di ogni adolescente possono costituire una riattivazione emotiva, cognitiva e somatica di
esperienze traumatiche nel passato e non ancora risolte.
Il vissuto dell’abbandono e pensieri su ” perché sono stato lasciato?” e “perché è successo proprio a me?” è qualcosa che li addolora  profondamente e che si ripresenta ad ogni tappa di crescita. A questo possono aggiungersi pensieri negativi:  sono diverso dagli altri, non vado bene, ho qualcosa che non va, sono difettoso, non piacerò a nessuno, sono sfigato…..ecc.) che contribuiscono a renderli insicuri, agitati, irrequieti e rabbiosi, o ritirati, silenziosi, socialmente emarginati.
In più, alcuni di loro hanno subito esperienze estremamente sfavorevoli in termini di trascuratezza, maltrattamento e abuso che attivano in loroÂ
reazioni post-traumatiche.
La nostra equipe si occupa di problematiche riguardanti:
- difficoltà relazionali con i coetanei e/o con gli adulti
- difficoltà di apprendimento e gestione dell’impegno scolastico (discontinuità , difficoltà di attenzione e concentrazione, DSA, ADHD, abbandono del progetto scolastico, ecc..)
- difficoltà nella regolazione delle emozioni (esplosioni di rabbia, congelamento emotivo e dissociazione, oppositività , ritiro, ecc.)
- sintomatologia somatica (stati di agitazione ed allerta, difficoltà di addormentamento, disturbi alimentari, ansia, rituali ossessivi, uso di sostanze e alcool, comportamenti devianti, sessualità precoce ecc.)
- risoluzione ed elaborazioni di memorie traumatiche (EMDR)
- difficoltà legate alla differenza somatica ( integrazione, difficoltà di accettazione del proprio aspetto, rifiuto sociale e bullismo ecc.)
- comportamenti disfunzionali (fughe da casa, piccoli furti, bugie)
Il nostro approccio prevede di lavorare con il ragazzo e la sua la famiglia. I genitori infatti sono emotivamente ed affettivamente coinvolti dal disagio del loro figlio, quelle che pagano il prezzo più alto al dolore dei figli, in termini di frustrazione, affaticamento e rabbia. D’altra parte sono anche la risorsa più importante per il cambiamento.
Il legame con un figlio, inoltre riporta ciascun genitore alla propria storia passata e all’interazione con la propria famiglia di origine, a volte problematica e difficoltosa. Pensiamo che coinvolgere i genitori nel percorso terapeutico e accompagnarli in una  migliore comprensione della propria storia li aiuti  a stabilire relazioni più adeguate con il proprio figlio.
Il nostro intervento e’ quindi “familiare” e prevede il lavoro in equipe. Due terapeuti affronteranno insieme i primi tre/ quattro colloqui di consultazione, utili ad inquadrare la situazione, incontrando  i genitori e il figlio in difficoltà . Tali colloqui saranno a cadenza quindicinale/ trisettimanale e della durata di 2 ore ciascuno. Al termine si formulerà un progetto terapeutico che se incontrerà l’adesione, prevederà incontri con formati diversi (genitori da soli, famiglia, figlio da solo ) e durata da definire.